"RESIZE RATS" (2008) - Charles Burns

giovedì 30 giugno 2011

Bauhaus


Genere: Gothic Rock, Post Punk, Darkwave


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Bauhaus Website



In pochi anni di carriera, i Bauhaus sono riusciti a imporsi come una delle band più importanti e rappresentative del movimento "gotico". Ma sarebbe riduttivo confinarli solo in quell'ambito. Con loro, infatti, il rock si trasforma in un cabaret dell'orrore, con tanto di maschere e trucchi, nel solco tracciato dal glam e dal leggendario "Rocky Horror Picture Show". I toni macabri e dissonanti del dark-punk e l'atteggiamento teatrale del glam-rock diventano con i Bauhaus una cosa sola: lungi dalle depressioni esistenziali di certo rock gotico, il sound della band di Peter Murphy dipinge sì incubi lugubri e incalzanti danze orrorifiche, ma li carica di un'enfasi esagerata e grottesca. L'anno fatale è ancora una volta il 1977, anno zero del punk britannico. A Northampton, si uniscono il chitarrista Daniel Ash, il bassista David Jay, il batterista Kevin Haskins e il cantante Peter Murphy, tutti reduci da altre esperienze in piccole formazioni più o meno punkeggianti del periodo. I quattro scelgono inizialmente il nome "Bauhaus 1919", quindi solo Bauhaus, in omaggio alla celebre avanguardia artistica fondata a Weimar, in Germania, agli inizi del Novecento (e per ribadire il legame con quel movimento, Jay registrerà anche un singolo con un anziano poeta e pittore reduce da quella stagione, Rene Halkett).
Il quartetto esordisce subito col botto, con un brano destinato a divenire uno dei grandi inni della musica "dark": "Bela Lugosi's Dead". Costruito su un andamento quasi reggae, tra un lugubre giro di basso ed echi lontani di chitarra, e forte della declamazione raggelante di Murphy, è un omaggio al leggendario attore ungherese, interprete del Dracula cinematografico diretto da Tod Browning. La piccola etichetta Small Wonder, che aveva già pubblicato "Killing An Arab" dei Cure, è entusiasta del demo, che viene edito come 45 giri. Con il secondo singolo, "Dark Entries", altra ballata malata e tenebrosa, i Bauhaus entrano nella scuderia 4AD di Ivo Watts-Russell, raggiungendo il n.1 nelle classifiche indie. Il terzo singolo, "Terror Couple Kill Colonel", prende spunto dall'omonimo titolo di giornale che riportava la notizia dell'uccisione di un colonnello britannico da parte di due terroristi tedeschi.
Nel novembre del 1980 esce l'album d'esordio In The Flat Field, uno dei grandi manifesti del post-punk e della prima generazione new wave d'oltremanica. Nascono così i loro agghiaccianti psicodrammi, i loro apocalittici presagi di dannazione, che attingono a un medioevo avvolto nel mistero. E' un singolare connubio tra esoterismo e solennità biblica, con un pizzico di irriverenza glam. Una versione ancor più impressionante del dark "classico" di Siouxsie And The Banshees, The Cure e Joy Division. Ne è formidabile icona l'emaciato Murphy, con il suo baritono melodrammatico, e con il suo tipico look decadente, ispirato al "fantasma dell'Opera" e a "Dorian Gray". Ciò che forse sfugge ai detrattori del personaggio (considerato, a turno, una via di mezzo tra uno zombie e un mostro in costume) è che il suo stesso esibizionismo, il suo make-up da vampiro e la sua simbologia sfacciatamente necrofila volevano soprattutto indicare come essere un cantante di un gruppo "dark" non dovesse diventare necessariamente sinonimo di essere un depresso cronico. Insomma, forse a quei "critici" manca soprattutto l'ironia indispensabile per poter decifrare il personaggio, al di là dei facili stereotipi buoni per tutte le stagioni. Quelle di Murphy, tuttavia, sono visioni nerissime, danze demoniache cariche di una paura primordiale. E la sua predilezione per i sovratoni, la sua enfasi teatrale e barocca, non fanno che accrescere la dimensione orrorifica della musica dei Bauhaus. L'inizio del disco è dirompente. "Double Dare", introdotta da una pulsazione che rimanda alla barrettiana "Astronomy Domine", si stende poi in una cadenza tempestosa della batteria, in una distorsione roboante del basso e in un oceano di taglienti dissonanze di chitarra, dipingendo uno sfondo ideale per lo show di un Murphy ispiratissimo: ora profondo e baritonale, ora nevrotico e squillante, altrove urlato, contorto e minaccioso, il suo canto muta di continuo, una voce ricca, bellissima, potente come poche altre. La title track è un altro tipico standard del gruppo: lanciato su ritmi supersonici, marchiato a fuoco da Ash e dal suo sterminato repertorio di effetti chitarristici (pulsazioni subliminali, impennate improvvise, dissonanze colossali) con Murphy ancora una volta istrionico protagonista, a metà tra un sensuale e fumoso crooner d'altri tempi e uno sguaiato urlatore punk. "God In An Alcove" dà invece via libera al loro lato "glam", mentre "Dive" è un fulmineo e scatenatissimo punk-rock.  Per "Spy In The Cab", Murphy per la prima volta si cala nei panni del cantore "dark", quasi in lacrime mentre lo scarno sottofondo è limitato a un nuovo concerto d'avanguardia di Ash e a sparute pulsazioni elettroniche. Ancora più straniante è "Small Talk Stinks", che non può non rievocare i contemporanei esperimenti ritmici dei Pil: canzone languida e misteriosa, rappresenta quasi un corpo estraneo in un album che ha come programma una morbosità esplicita, eppure si amalgama alla perfezione per le sue molte sottili manipolazioni che turbano la calma apparente del suo andamento dub. "St.Vitus Dance" è una sfrenata danza satanica con i quattro che quasi eccedono nello spingere i loro strumenti agli effetti più estremi: la batteria è una pulsazione indefinita, basso e chitarra diventano quasi delle fastidiose interferenze, mentre Murphy si lascia andare a un logorroico esercizio prima di spoken-word, poi di crooning concitato, per terminare con urla animalesche. "Stigmata Martyr" è un altro standard di riferimento per tutto il rock gotico a venire, con Murphy stavolta nei panni del tetro sacerdote. Il tour de force di "Nerves" (7 minuti) è una passeggiata in un tunnel dell'orrore trafitta da un pianoforte scordato e da nerissimi riff di chitarra degni dei Black Sabbath. Murphy conduce nel modo più consono questo inno alla paura universale, fino a innalzarsi nel finale in un improvviso e frenetico crescendo. In The Flat Field divide la critica, ma conquista folle di appassionati dark (e non solo), diventando in breve uno dei grandi classici del genere. Passati alla Beggars Banquet, i Bauhaus pubblicano subito un tris di singoli di altissimo livello: la cover di "Telegram Sam" di Marc Bolan, la goth-dance di "Kick in The Eye" e (soprattutto) la ballata epica di "Passion Of Lovers", che spopola nelle discoteche dark grazie alla sua mistura esplosiva di battiti funky e cadenze gothic esaltata dall'interpretazione di un Murphy in splendida forma.
E' il preludio al nuovo album. Più curato del precedente, anche in fase di produzione, Mask (1981) perde qualcosa in freschezza, ma presenta un repertorio più ampio ed eterogeneo, che spazia dal glam al punk, dall'heavy metal al funky, dall'hard-rock all'elettronica di marca tedesca. I Bauhaus, in particolare, accentuano la loro vena melodica, sublimata nella splendida filastrocca gotica al ralenti di "Hollow Hills", condita da accenni quasi psichedelici, e nella ficcante title track, con sonorità thriller, dominate stavolta dai gelidi rintocchi delle tastiere, a far da sfondo al crooning grottesco di Murphy. La sinistra "The Man With The X-Ray Eyes", invece, sembra più in linea con i canoni tradizionali del dark. A emergere ancora una volta è anche la componente "tribale" del loro sound, testimoniata da cavalcate di grande impatto, come l'angoscioso uptempo per voce e synth di "In Fear Of Fear", il cerimoniale tetro di "God In An Alcove" e le due danze macabre di "Hair Of The Dog" e "Dancing".  Il nuovo corso, comunque, riesce nell'impresa di non deludere i fan e di fruttare un buon successo commerciale: Mask, infatti, raggiunge il n.30 delle classifiche britanniche.
Nel febbraio dell'82 uno dei loro "padri spirituali", David Bowie, dopo aver assistito a un loro concerto all'Old Vic, li invita a incidere una speciale versione di "Bela Lugosi's Dead" per la colonna sonora del film "The Hunger" (in italiano: "Miriam si sveglia a mezzanotte", vamp-story con Catherine Deneuve).
Prima dell'estate, un altro grande singolo, "Spirit", e l'interessante remake di "Ziggy Stardust" dello stesso Bowie, più l'Ep Searching For Satori, preludono all'uscita del terzo album, The Sky's Gone Out (con un disco registrato in studio e, nell'edizione originaria, l'allegato live Press The Eject And Give Me The Tape). Meno continuo e più frammentario dei precedenti, il disco sfoggia comunque altre piccole perle, a cominciare dalla sinistra "Silent Hedges" (che parte in modo romantico aggrovigliandosi presto in un labirinto di suoni ed effetti horror), e dall'altro incubo di "Swing The Heartache", affollato di suoni plumbei e spiriti maligni. La trilogia di "The Three Shadows" asseconda la vena più sperimentale e magniloquente del gruppo, mentre "Third Uncle" è la cover di un pezzo di Brian Eno. Dopo l'uscita di un paio di altri fortunati singoli (la sarabanda epilettica di "Lagartija Nick" e il boogie infervorato di "Sanity Assassin"), la parabola dei Bauhaus si chiude con Burning From The Inside (1983) album con un Murphy in secondo piano, impossibilitato a partecipare a gran parte delle registrazioni a causa di una polmonite. Non mancano, però, almeno tre brani da ricordare: la struggente e pomposa "She's In Parties", e le più delicate "King Volcano" e"Slice Of Life", che sembrano quasi preannunciare il successivo corso più "soft" di David Jay.
I Bauhaus si sciolgono nell'estate del 1983.
Ash, Haskins e Jay fondano i Love And Rockets, che, destreggiandosi tra pop, dark e psichedelia, riescono a conquistare ancora qualche scampolo di gloria con gli album Express, Earth Sun Moon e (soprattutto) Love And Rockets.
Murphy forma invece i Dali's Car con il bassista dei Japan, Mick Karn, e intraprende una carriera solista che, salvo qualche rara eccezione (ad esempio, la struggente ballata romantica di "A Strange Kind of Love"), non sarà all'altezza. Il successo di culto dei Bauhaus, però, si protrarrà nel tempo, con un susseguirsi di uscite discografiche (rarità, B-sides, antologie celebrative) e continui richiami alla loro opera sparsi nei dischi di innumerevoli discepoli del loro rock orrorifico, primi fra tutti i californiani Christian Death. Poi, quando i quattro darkmen britannici sembrano ormai consegnati al museo delle icone dark degli anni 80 e l'eco della voce di Murphy può tutt'al più emergere dalle nebbie di qualche dark-party nostalgico, i Bauhaus tornano a sorpresa, con un album doppio, Gotham (disponibile anche in versione video), registrato durante il folgorante "Resurrection Tour" del 1999, in cui Murphy e soci celebrano, per l'appunto, la loro "resurrezione". Per approfittare della reunion, la Beggars non perde tempo a pubblicare anche l'antologia Crackle (peraltro ottima). Gotham fotografa il concerto tenuto all'Hammerstein Ballroom di New York, con gran parte dei pezzi che hanno reso leggendaria la band, da "She's In Parties" a "Bela Lugosi's Dead", da "The Passion Of Lovers" a "In The Flat Field", passando per il remake di "Ziggy Stardust". Diciotto brani degli anni d'oro, più la cover di "Severance" degli australiani Dead Can Dance. Un patrimonio storico per i cultori del rock più oscuro, e un'eredità preziosa per band di successo degli anni Novanta, dagli Smashing Pumpkins ai Nine Inch Nails, che non hanno mai nascosto di aver attinto dall'armamentario dei Bauhaus.
Peter Murphy, intanto, è tornato in Turchia, dove si è trasferito da tempo, mentre gli altri tre componenti della band vivono negli Stati Uniti, dividendosi tra l'attività di musicisti e quella di produttori.
Dopo il vernissage del 2006, che ha visto i Bauhaus ribadire sui palchi di mezzo mondo le virtù di un repertorio inattaccabile ripresentato con inalterato vigore, non si può nascondere il disagio dinnanzi al primo disco di inediti dopo 25 anni.
Le note dolenti di Go Away White (2008) sono tante, a cominciare dalla performance vocale di Murphy, per proseguire col frettoloso lavoro di produzione che non può nemmeno pensare di soccorrere una scrittura scadente. Nelle stanche corde di Murphy non c’e’ traccia della disperata alienazione di “In The Flat Field”, né delle ombrose suadenze di “Dali’s Car”, e neppure del crooning bowiano di “Cuts You Up”. Al loro posto, un lamento atonale che sembra appartenere a un discepolo dell’ultim’ora. Ne scaturiscono dieci canzoni raffazzonate, che non si limitano a dar fondo ai luoghi comuni del dark, ma che pescano anche da contesti convenzionali e ancora più abusati. Si passa così dall’hard-rock con obsoleto riff a corredo di “Too Much 21st Century”, che temerario riappare sotto mentite spoglie in “Undone”, agli imbarazzanti ammiccamenti chitarristici a Eric Clapton di “International Bulletproof Talent”, in parte mitigati da un manieristico approccio wave, per approdare a litanie che fanno il verso a vecchie esternazioni solistiche di Murphy, che già a suo tempo non si rivelarono felici (“Saved”, “Mirror Remains”).
Un ritorno deludente, insomma, che autorizza l'interrogativo: ce n'era davvero bisogno? E' un ritorno più convincente, invece, quello di Peter Murphy, che si ripresenta nel 2011 con Ninth.

(Fonte: ondarock.it)



 In The Flat Field (1980)



01. Double Dare
02. In the Flat Field
03. God In An Alcove
04. Dive
05. Spy In The Cab
06. Small Talk Stinks
07. St. Vitus Dance
08. Stigmata Martyr
09. Nevers




Mask (1981)



01. Hair of the Dog
02. Mask
03. Of Lillies And Remains
04. Dancing
05. Hollow Hills
06. Kick In the Eye
07. In Fear of Fear
08. Muscle In Plastic
09. The Man With the X-Ray Eyes
10. Mask




The Sky's Gone Out (1982)


01. Third Uncle
02. Silent Hedges
03. In The Night
04. Swing the Heartache
05. Spirit
06. The Three Shadows Part I
07. The Three Shadows Part II
08. The Three Shadows Part III
09. All We Ever Wanted Was Everything
10. Exquise Corpse




Burning From The Inside (1983)


01. She's In Parties
02. Antonin Artaud
03. Wasp
04. King Volcano
05. Who Killed Mr. Moonlight
06. Slice of Life
07. Honeymoon Croon
08. Kingdom's Coming
09. Burning From The Inside
10. Hope




Bauhaus Volume One (1979 - 1983) - Raccolta


01. Double Dare
02. In the Flat Field
03. Dark Entries
04. Stigmata Martyr
05. Bela Lugosi's Dead
06. God In An Alcove
07. Telegram Sam
08. St. Vitous Dance
09. A Spy In the Cab
10. Terror Couple Kill Colonel
11. Dancing
12. Hair of the Dog
13. The Passion of Lovers
14. Mask





Bauhaus Volume Two (1979 - 1983) - Raccolta


01. Kick In the Eye
02. Hollow Hills
03. In the Fear of Fear
04. Ziggy Stardust
05. Silent Hedges
06. Lagartija Nick
07. Paranoia, Paranoia
08. Swing the Heartache
 09. Third Uncle
10. Spirit
11. All We Ever Wanted
12. Slice of Life
13. She's In Parties
14. The Sanity Assassin
15. Who Killed Mr. Moolight
16. Satori
17. Crowds





Go Away White (2008)


01. Too Much 21st century
02. Adrenalin
03. Undone
04. International Bullet Proof Talent
05. Endless Summer of the Damned
06. Saved
07. Mirror Remains
08. Black Stone Heart
09. The Dog's A Vapour
10. Zikir





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