"RESIZE RATS" (2008) - Charles Burns

mercoledì 29 giugno 2011

Agitation Free


Genere: Musica elettronica, Krautrock





Agitation Free Website



Gli Agitation Free nascono in un'epoca lontanissima, il 1967 tedesco che si lega a un mondo ancora diviso in due blocchi ma pregno di dialettiche musicali ancora molto feconde. Orientalismi e freakkettonerie agitano certamente la parte Ovest di Berlino, ma c'è anche un'affascinante promiscuità con un mondo colto e molto avanzato sotto l'aspetto della sperimentazione. Il chitarrista Lutz Ulbrich, il bassista Michael Günther e il tastierista (e sperimentatore elettronico) Michael Hoenig, infatuati da una certo modo di utilizzare creativamente gli ultimi ritrovati tecnologici in fatto di sintesi del suono e di light shows mettono in piedi un gruppo molto aperto che solca bracci di mare non diversissimi da quelli percorsi in lungo e in largo dai coevi Pink Floyd. Il gruppo faceva base a Berlino e, per certi versi incarnava un suono che era trait de union tra quello più elettro-cosmico di certi Tangerine Dream, quello più mistico e contemplativo dei Popol Vuh, e quello più rock di Ashra Tempel. In realtà la mescolanza di suoni di questa compagine metteva in campo anche una serie di ingredienti di derivazione etnica, in tempi in cui compiere ibridazioni di questo tipo non significava per forza accogliere elementi di compensazione al vuoto di idee. Dopo un disco del '72 e uno nel '73, si giunge allo scioglimento nel '74 che porta i membri del gruppo ad occuparsi di altro, fino ad una prima reunion nel '96 e ad una ricostituzione avvenuta nel 2007 per far fronte a una remunerativa tournée giapponese - luogo di elezione per ogni reunion progressiva di stampo seventies. 
Ma partiamo dall'inizio. Il disco d'esordio fu Malesh del 1972 frutto di un'illuminante esperienza egiziana. Malesch è una sorta di "Nevermind" ante litteram, significa "non importa, vai tranquillo", un motto che nell'epopea psichedelica aveva il suo importante significato. E il disco d'esordio degli Agitation Free è tra le più interessanti opere del rock europeo in tema di viaggio: è infatti una sorta di resoconto da un tour egiziano che la band, appena assestatasi nella nuova formazione, potè compiere grazie al Goethe Institute, come testimoniano le foto interne dell'lp. Dopo la pionieristica ristampa della Spalax nel 1993, arriva quella immancabile della Garden Of Delights, ideale "sedes materiae" per tutto quanto concerne il rock e la Germania. Malesch è un album suggestivo, per un quintetto a suo modo anomalo nel rock tedesco: meno rumoroso dei Guru Guru, meno acido dei primi Ash Ra Temple, più concreto e "solido" degli Amon Duul II, recupera un modus agendi psichedelico, una buona tendenza all'improvvisazione e un mood mediterraneo. Dall'opener "You play for us today" si capisce subito come nasce un brano degli Agitation: un breve riff di Lutz Ulbrich e Jorg Schwenke alla chitarra stimola le tessiture del tastierista Michael Hoenig, in un'atmosfera lbera e allucinata, molto Pink Floyd. E' il pezzo che dà l'impronta al disco, con brani come "Sahara city", "Ala tul" e "Khan el Khalili" sono un diario di viaggio in chiave rock, con forti toni floydiani e questa tendenza agli excursus strumentali più dilatati e soffici, nei quali entrano a sorpresa marimbe e drones di organo. Un bell'album di debutto per una band seminale nel panorama rock nord-europeo, che troverà poi nel secondo disco una chiave stilistica ancora più definita e convincente.
Nel 1973 uscì l'album Second. Questo è un vero e proprio LP: presenta due facce, o meglio due volti musicali. Eterei e ariosi i brani convenzionali, veramente godibili, un po' lunghi, ma d'atmosfera. Sperimentali e minimalisti i momenti di pura musica concreta al synth. Ma andiamo con ordine: “First Communication”, “In the silence of the morning sunrise” e “Laila Part2” sono brani prog piuttosto leggeri, strumentali, con variazioni ritmiche e molta improvvisazione su una trama sempre uguale. Haunted Island, più ricercato, propone atmosfere più cupe, ricordando da vicino Hamill e i VDGG e più da lontano i Black Sabbath, se non altro per l'uso della voce filtrata dal Rotary. Abbiamo poi un “rovescio della medaglia”: la parte che li riconduce più verso lo space rock e la lezione dei Tangerine Dream: Ring Moduling, Sequencer, sweep, minimalismo e tanti synth. In Dialogue&Random abbiamo solo suoni di synth e rumori, mentre Laila Part1 funge da Intro per la seconda parte con synth e chitarra. Tra le varie tracce “A quiet walk” risulta essere la più ricca: la coesistenza di synth e strumenti tradizionali nella prima parte crea una riuscita atmosfera spaziale, mentre la seconda parte è una ballata acustica sostenuta dal bouzouki (un liuto di origine greca), percussioni e chitarra elettrica in assolo. Nella band transiteranno alcuni degli elementi dei Tangerine Dream, ma nel presente disco non c'è nessuno di questi. Abbiamo Dietz e Ulbrich alle chitarre (con degli assoli modesti, ma azzeccati ed una ritmica graziosa), Gunther al basso (degno elemento della sezione ritmica), Hoenig alle tastiere (anche lui non male) e Rausch alla batteria, suonata con eleganza e professionalità. Se il progressive italiano aveva bene in mente il modello inglese di ELP, Jethro Tull, Genesis e King Crimson, la psichedelia americana fu l'influenza più forte per il Kraut Rock. Da una parte quella metropolitana, artistoide e scura dei Velvet Underground (basta pensare ai Neu! ma anche ai Faust), dall'altra quella più placida, sorridente ed espansa dei Grateful Dead. Una band come gli Agitation Free era l'esempio migliore di quel free rock decisamente fluido, orientato alla dilatazione e imperniato sulle distese melodie chitarristiche, dal vago sapore jazz-rock. Risale all'anno successivo, il 1974, il concerto di Colonia che fu pubblicato come bootleg con il titolo "At last... is alive", poco apprezzato per la scarsa qualità. L'intervento del tastierista Michael Hoenig, che ha rimasterizzato personalmente le tracce, ha fatto sì che la Garden Of Delights recuperasse il disco e pubblicasse questa nuova versione - autorizzata dai musicisti, nonchè molto più interessante per suono e confezione - dal titolo At The Cliffs Of River Rhine. Il repertorio degli Agitation Free all'alba del 1974 era ben diviso tra i due dischi allora pubblicati e in quella gig di Colonia emerge il talento del gruppo: le chitarre di Ulbrich e Lutjens si avvolgono sostenendosi a vicenda, in un fluido dialogo fatto di saliscendi, scale dal sapore orientale, intrecci che vedono smarrire la differenza tra solista e ritmica, tutto sulla base dei suggestivi tappeti di tastiere. L'estatica bellezza di "Laila" e la vena descrittiva di "In the silence of the morning sunrise" sono momenti di meditativo smarrimento che in qualche modo anticipano la vena jazz che emergerà nei prossimi album. Krautrock delicato e dolce, una carezza post trip, più che uno sballo acido. Una storia di qualità finita troppo presto, rimasta però nel cuore di tanti ascoltatori e amanti dell'ottima musica. Così potrebbe essere condensata l'avventura dei favolosi Agitation Free, la band tedesca che nel 1974, con un formidabile concerto d'addio, salutò amici e ammiratori per lasciare ad ogni membro spazi solisti e nuovi progetti. Quel concerto, che la band tenne a Berlino - città d'origine - nel dormitorio per studenti Eichkamp il 14 novembre 1974, ha sempre avuto una fama leggendaria, anche perchè le varie edizioni su cd che si sono avvicendate nel corso degli anni ne hanno sempre riportato delle versioni parziali e discutibili. 
La nuova ristampa di Fragments (così venne chiamato in origine questo "farewell live") curata dall'iperattiva Garden Of Delights ha finalmente donato all'incisione originaria la giusta sonorità, benchè risultino praticamente incorreggibili alcuni misteriosi problemi audio, presenti già dalla prima versione. Tuttavia Fragments è la giusta testimonianza dello spirito che gli Agitation vollero imprimere al loro ultimo concerto, che si svolse nel luogo dove la band nacque e portando sul palco 10 musicisti, ovvero tutti coloro che presero parte all'esperienza, tra cui Chris Franke, che poi militò nei Tangerine Dream, e lo special guest Mani Neumeier, direttamente dai tonanti Guru Guru. Dalle prime note della torrenziale "Someone's secret" si evince subito l'atmosfera libertaria, quella di una jam tra amici: al tempo stesso questi suoni così dilatati, aperti e aerei, prevalentemente chitarristici, sono anche il marchio di fabbrica di un certo kraut-sound molto più vicino alla California che all'Inghilterra dell'art rock. Basta un giro di basso per partire con improvvisazioni degne dei migliori Grateful Dead, anche se l'ensemble tedesco dal vivo riesce a tirar fuori anche un crescendo titanico carburando con rapidità, senza risultare appesantito da orge psichedeliche. Ancora più dilatata "We are men", 18 minuti di purissimo rock cosmico-progressivo che oggi i vari epigoni della scena heavy-psych non riuscirebbero neanche a concepire. Un live-album imperdibile per spirito, atmosfera e pathos, anche se imperfetto dal punto di vista sonoro. Un "the last waltz" teutonico, documento imprescindibile per capire il rock tedesco degli anni '70. Nel corso degli anni sono usciti diversi dischi postumi: tra gli altri il live Last (1976).

(Fonti:altremusiche.it, movimentiprog.net, altremuse.xoom.it)



Malesh (1972)


01. You Play For Us Today
02. Sahara City
03. Ala Tul
04. Pulse
05. Khan El Khalili
06. Malesch
07. Rьcksturz



Second (1973)


01. First Communication
02. Dialogue & Random
03. Laila, Part I
04. Laila, Part II
05. In the Silence of the Morning Sunrise
06. A Quier Walk
07. Haunted Island



At The Cliffs Of River Rhine (1974)


01. Through the Moods
02. Firs Communication
03. Dialougue & Random
04. Laila
05. In the Silence of the Morning



Fragments (1974)


01. Someone's Secret
02. Mickey's Laugh
03. We Are Men
04. Mediterranean Flight



The Other Sides Of Agitation Free (1974)


01. Someone's Secret
02. Mickey's Laugh
03. We Are Men
04. Mediterranean Flight



Last (1976)


01. Soundpool
02. Laila II
03. Looping IV




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