"RESIZE RATS" (2008) - Charles Burns

lunedì 24 giugno 2013

Kill Bill Vol. 1 & 2 - Soundtrack (2003) AA.VV.










Kill Bill Vol. 1

Prolisso e geniale. È tornato Quentin. La lunga e snervante attesa è finalmente finita ed il "suo" quarto film (o meglio la prima parte del suo quarto film) scorre sullo schermo. Già dai titoli di testa, i fan si tranquillizzano: l'elenco dei personaggi in stile lista della spesa, il primo piano del volto tumefatto dell'attrice con uno sparo e relativa dissolvenza in nero ci dimostrano che "colui che era conosciuto come genio" (da molti), è tornato brillante come un tempo.
Kill Bill è stancante, una piacevole fatica per lo spettatore che dovrebbe rivedere alcuni momenti in slowmotion o più volte per apprezzarli appieno. La struttura stessa del film, a episodi con continui flashback tra passato e presente disorienta e stordisce. Tarantino inonda letteralmente ogni scena di forma e contenuti: occhiali da sole disposti in ordinate file sul cruscotto d una macchina, aerei di plastica che volano su scene di cartapesta, tute gialle indossate da Bruce Lee, alluci mobili, occhi cerulei e tanto, tantissimo sangue. Kill Bill è un Helzapoppin. Ed il gusto per la battuta spiazzante, per l'umorismo cinico e beffardo è rimasta la stessa.
Se Jackie Brown voleva essere un omaggio al Blaxploitation, Kill Bill è exploitation puro e semplice. Quentin si circonda di un team che sa il fatto suo e spende parecchio: il risultato si vede. Non un'inquadratura fuori posto, non un movimento di camera infelice. Kill Bill, formalmente si avvicina alla perfezione. Gli anni hanno permesso di affinare una già ottima tecnica.
La brillantezza di Tarantino è palesemente dimostrata anche dall'attenzione che il regista-spettatore mostra verso le tendenze cinematografiche che hanno dimostrato maggiore dinamismo negli ultimi anni, in primis l'animazione. Vero e proprio film nel film, i venti minuti firmati I.G. Production, che raccontano la tragica infanzia di una delle future vittime della bionda protagonista, nella fattispecie la strabica Lucy Liu, killer della Yakuza, rappresentano una rara gemma di intensità emotiva e spessore drammaturgico. Le sequenze animate della casa nipponica, oltre ad essere un felicissimo esempio di contaminazione metacinamatografica, dimostrano inequivocabilmente la maturità raggiunta da un mezzo espressivo, troppo spesso bistrattato dal cinema "tradizionale".
Una grande differenza rispetto alle passate produzioni si nota nella gestione degli attori da parte del regista. Le precedenti opere erano quadri corali in cui era difficile trovare un personaggio smaccatamente preponderante rispetto agli altri (ed infatti clamore suscitò ai tempi la decisione dell'Academy di candidare all'Oscar come attore protagonista Travolta e non protagonista Samuel L. Jackson per Pulp fiction, visto che la presenza sullo schermo era pressoché identica per spessore e minutaggio), in Kill Bill la Thurman, splendida e affascinanante, è in ogni inquadratura, in ogni scena, occupa da sola l'intero schermo e storia. Tarantino ha fatto bene ad aspettarla (il film trova tra le numerose cause del ritardo accumulato, la inaspettata gravidanza dell'attrice all'inizio delle riprese): Kill Bill segna la sua migliore performance di sempre. In ogni caso la presenza di nomi storici del cinema di serie B (ma dove?) come Sonny Chiba e Gordon Liu, nobilità e da spessore e sostanza ad un cast invero un po'atipico e non perfettamente amalgamato (basta con Lucy Liu!!!)
Straordinaria la colonna sonora che spazia da brani dance anni 70 a motivi tradizionali giapponesi, per finire in morbide ballate blues: il giro del mondo in una ventina di pezzi che vanno a comporre un quadro fecondo come quello che accompagnò Pulp Fiction dieci anni fa. Impossibile descrivere appieno il carico di significati alti e bassi che Kill Bill lascia alla libera interpretazione dello spettatore. Se è facile notare un collegamento tra il coma da cui si risveglia la protagonista ed il sonno creativo di Tarantino (entrambi hanno la stessa durata... 4 anni), più sottili sono i riferimenti estetici e filosofi ad una violenza che, pur brutale, assume connotati parodistici e cartooneschi.
Purtroppo però, come e forse più di altri film del regista, Kill Bill soffre in maniera drammatica di un difetto di non poco conto. È troppo lungo, anzi, troppo tirato per le lunghe e la durata di certi segmenti del film, specie la battaglia che porta al primo regolamento di conti (che in questa prima parte del film è l'ultimo in ordine temporale) stanca attori e spettatori. Intendiamoci, le coreografie e l'impatto scenico dei duelli ridicolizzano per intensità ed ferocia le laccate evoluzioni di Matrix et similia ma dopo venti minuti, la misura è colma. Evidentemente in fase di totale autocompiacimento, Tarantino allunga, distorce, plagia situazioni che potrebbero e dovrebbero risolversi con maggiore velocità. Il difetto,evidente, non nuoce però alla valutazione globale del film che de facto è agli stessi, alti livelli di Pulp Fiction. In effetti un altro difetto ci sarebbe: il dover aspettare altri quattro mesi per vedere la fine delle avventure della vendicatrice più determinata della storia del cinema. Ma questa è un'altra storia...

Kill Bill Vol. 2

Ogni inizio ha una fine.
Stavolta si comincia dalle parti di John Ford, con un esplicito omaggio a Sentieri Selvaggi e si prosegue, con salti spazio temporali e metacinematografici per la via del noir anni '50 e dell'actionmovie orientale dei mitici seventies fino a giungere (eh già) dalle parti di Fist of the North Star. Paura&panico. Ma Tarantino conosce la scuola di Okuto? Pare di sì. E non ce ne sorprendiamo.
Formalmente Kill Bill vol.2 si mantiene sugli altissimi standard del primo tempo/episodio e alterna sapientemente fasi prettamente comiche, come l'allenamento di Uma Thurman con il maestro di arti marziali cantonese, durante il quale il regista delizia la platea con le famose carrellate avanti e indietro della telecamera, tipiche delle produzioni Shaw Brothers anni 70', a momenti squisitamente drammatici come i ricordi, adagiati su un fondale bianco/nero/seppia della sposa promessa e oppressa dalla tragedia che l'ha colpita. Tutti coloro che avevano lamentato la mancanza di dialoghi brillanti nella prima parte del film saranno felici di sapere che lo "stile Tarantino" è stavolta pienamente soddisfatto e la lunga e delirante filippica che Bill fa alla sua killer preferita al termine della pellicola, va a mettersi a pieno merito sul podio occupato dal monologo di Samuel L. Jackson (qui presente in un cameo) in Pulp Fiction e della disquisizione del gruppo di iene sul significato di "Like a Virgin" in Reservoir Dogs.
Indubbiamente uno dei valori aggiunti di Kill Bill 2 è proprio Bill ovvero quel David Carradine, per il quale il tempo sembra essersi fermato. Al suo posto volevano mettere Warren Beatty e ogni amante del cinema di qualità non può che ringraziare San Quentin per la scelta del bolso attore/regista (Beatty non Quentin eh!) di lasciare il posto al mito delle arti marziali, qui in forma smagliante, capace di rubare la scena alla sempre eccellente ed attraente Thurman. La sceneggiatura, specie nelle originalissime forme con le quali elimina i personaggi dalla storia, si attesta come una delle migliori mai scritte da Tarantino che si autocita in almeno una mezza dozzina di occasioni.
L'amore per il cinema in tutte le sue forme è però il vero segno che qualunque spettatore può cogliere ad ogni inquadratura, in ogni fotogramma, un amore che permette a Quentin di firmare almeno due scene memorabili e commoventi che resteranno per sempre nella storia della settima arte: la "resurrezione" dalla sposa dalla sua tomba, con lo struggente sottofondo de "L'Arena" di Morricone ed il confronto, feroce e spietato, di quest'ultima con la risoluta e abbacinante Darryl Hannah che riscatta, in mezz'ora, dieci anni di performance dimenticabili.
Kill Bill 2 è esagerato, sopra le righe, verboso ma mai noioso e andrebbe rivisto più e più volte per apprezzarne ogni dettaglio e sfumatura. L'opera di Tarantino, presa nella sua globalità, è monumentale e straordinaria. Qualcuno, non a torto, l'ha definita la prima grande epopea del nuovo secolo e noi non possiamo che essere d'accordo.
Grazie Quentin, non ci hai deluso.

(Fonte: Mymovies.it)






 01 - Bang Bang (My Baby Shot Me Down) - Nancy Sinatra
02 - That Certain Female - Charlie Feathers
03 - The Grand Duel - (Parte Prima)
04 - Twisted Nerve - Bernard Herrmann
05 - Queen Of The Crime Council - (dialogue Lucy Lui and Julie Dreyfus)
06 - Ode To Oren Ishi - The RZA
07 - Run Fay Run - Isaac Hayes
08 - Green Hornet - Al Hirt
09 - Battle Without Honor or Humanity - Tomoyasu Hotei
10 - Don't Let Me Be Misunderstood - Santa Esmeralda
11 - Woo Hoo - The 5.6.7.8's
12 - Crane/White Lightning - The RZA/Charles Bernstein
13 - The Flower of Carnage - Meiko Kaji
14 - The Lonely Shepherd - Zamfir
15 - You're My Wicked Life - (dialogue David Carradine, Julie Dreyfus And Uma Thurman)
16 - Ironside (excerpt) - Quincy Jones
17 - Super 16 (excerpt) - Neu!






01 - A Few Words from the Bride - (dialogue Uma Thurman)
02 - Goodnight Moon - Shivaree
03 - Il tramonto - Ennio Morricone
04 - Can't Hardly Stand It - Charlie Feathers
05 - Tu Mirá (edit) - Lole y Manuel
06 - Summertime Killer - Luis Bacalov
07 - The Chase - Alan Reeves, Phil Steele e Philip Brigham
08 - The Legend of Pai Mei - (dialogue David Carradine e Uma Thurman)
09 - L'arena - Ennio Morricone
10 - A Satisfied Mind - Johnny Cash
11 - A Silhouette of Doom - Ennio Morricone
12 - About Her - Malcolm McLaren
13 - Truly and Utterly Bill - (dialogue David Carradine e Uma Thurman)
14 - Malagueña Salerosa - Chingon
15 - Urami Bushi - Meiko Kaji




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