"RESIZE RATS" (2008) - Charles Burns

martedì 5 luglio 2011

Ufomammut


Genere: Doom Metal, Stoner Rock, Neopsicadelia, Avant-garde Metal, Sludge Metal, Post Metal, Psychedelic Metal








Gli Ufomammut sono una band doom metal con influenze psichedeliche e stoner, italiana originaria del Piemonte, composta da tre elementi: Poia (chitarra, sintetizzatore & effetti speciali), Urlo (basso, sintetizzatore & effetti speciali, voce) e Vita (batteria). La furia sonica espressa dagli Ufomammut non è inscrivibile in alcun genere ben definito, ha radici nello stoner, nel metal, e nel rock psichedelico, ma nessuno di questi generi può riassumere esaustivamente il loro suono.
Il loro primo lavoro dal titolo Satan Ep risale al 1999. In questo primo demotape è già racchiusa la loro essenza: una muraglia sonora contornata da urla lontane e merletti  psichedelici. Un maglio scagliato direttamente nel cervello a ricordare che la musica può essere enorme e tutto il resto piccolo piccolo al suo cospetto. Nel 2000 edito per la Beard of Stars, sfornando Godlike Snake. Il disco in questione è sicuramente meno maturo dei successivi, ma è chiaro che i Nostri, segnavano con indelebile pesantezza quello che sarebbe stato il mondo Ufomammut negli anni a venire. Molto più marcate, sono in questo lavoro, le influenze Stoner piuttosto che Sludge come nei successivi. Comunque sia, gli Ufo sembrano ricoprire tutto con una melassa oscura dal quale solamente con astuzia ed ingegno si può provare ad uscire e si presentano al mondo con questo Godlike Snake che vale come disco Italiano innanzitutto, pensando che è stato registrato ben otto anni fa quando qui da noi ben poche cose suonavano simili a questo "ElefanteSpaziale". 
E' la volta nel 2004 di Snailking, prodotto dalla Music Cartel. La formazione riesce ad assimilare dal classico doom, un generale senso di tristezza, malinconia, unità a un’atmosfera sognante, irreale determinata invece da risvolti tipicamente elettronici psichedelici. Emblema di questa caratteristica stilistica è la prima track dell’album, che dichiara palesemente una certa affinità addirittura con i venerabili Pink Floyd. Parecchie delle songs successive poi sono caratterizzate da un generale senso di torpore, coadiuvato da un complesso vocale molto particolare che rimane sempre quasi in sottofondo come è il caso della terza e quarta track dell’opera. Un sound molto interessante quindi che lascia tantissimo spazio alla fantasia e che predilige delle sonorità non certo comuni. In complesso un album veramente soddisfacente e che in molti punti si può definire come un ritorno al sound della precedente tradizione, inerente il rock anni ’70, unito a risoluzioni ritmiche e a effetti sonori più moderni. Un lavoro quindi originale, apprezzabile che soddisfa ampiamente. Lucifer Songs del 2005 e pubblicato per la  Rocket recordings/Supernatural Cat, segue i due precedenti full-lenght, Godlike Snake e Snailking, in un crescendo di onde acustiche e ramificazioni ipnotiche. La psichedelia fa capolino più volte, ritagliandosi sprazzi spazio/temporali visibili ad occhio nudo. Lucifer Songs è un EP, un cinque tracce di possente stoner psichedelico, un raffinato viaggio fra le tetre lande della mente umana; sa di antico, di anni 70, di suoni ancora ariosi, ma soffocati ormai dalla massa elettronica sempre più limpida e commerciale. Ed ecco quindi che il concetto astratto di vinile si riforma, riprende vita, si assaporano nubi psichedeliche e ci si scontra con ancestrali forme di corruzione sonora. Cinque pezzi sospesi fra l'ambient minimale e la sfrontetezza di abrasioni scomposte. Se i Khanate esplorano ed accellerano il processo di alterazione della mente umana, gli Ufomammut creano una ricerca interna, fatta di onde sonore scostanti ma ben delineate, che nulla lasciano al caso, ma che al caso si aggrappano per sopravvivere e dipanarsi come atto finale. Se Snailking raffigurava un’animalesca spirale contorta su sé stessa, e poi il disco era un’orgia di sintetizzatori strafatti e visionari, a Idolum edito nel 2008 per la SupernaturalCat, basta un colore: Nero. Pece, fumo, notte, seppia. E’ nero cioè scuro profondo ossessivo. Rappresenta il nuovo percorso degli Ufomammut e il distinguo più radicale con i precedenti lavori. Non che fossero meno scuri, profondi, ossessivi. Erano descritti (meglio) da altri elementi: commistioni psichedeliche e scontri/incontri di suggestioni tra i suoni fumosi dei primi esperimenti post-Black Sabbath (Sleep o Melvins) e tensioni di ben altra estrazione (Neurosis piuttosto che Mogwai). Idolum non rinnova le strutture ma ne ridefinisce i contorni, adeguandoli a nuove esigenze sonore. Mai come adesso l’habitat vinilico restituisce frequenze cavernose e abissali, dispensando fuzz e valvole in saturazione tra cui risulta davvero arduo districarsi. Dipingono un muro poligonale dalla densità magnifica, subdola, agghiacciante, proibita. Un giro di basso solitario emerge dal nulla, pochi battiti, e subito viene seguito da un riff malefico e sporco dal sulfureo incedere sabbathiano. Ha così inizio "Stigma", prima sanguigna traccia del mefistico Idolum. E lasciatemeLo dire, loro immenso capolavoro. Il mito ancestrale del conflitto tra elementi lascia la matita di Malleus e si immerge in “Ammonia”, brano magico e conturbante sorretto dai riverberi vocali di Rose Kemp. Scende negli inferi della decompressione pachidermica e chitarrosa di “Void”, poi è un lago di lava fusa con synth minimali e malvagi che (re)interpretano le divagazioni free-form dei primi due album. Con tutti i pregi e i difetti del caso, dopo tale percorso non si può che considerare la band come creatrice di un suono distinguibile e ormai svincolato da suggestioni extra-europee. Sempre in cerca del connubio totalitario e perfetto tra Suono e Immagine, Ufomammut e il suo laboratorio grafico realizzano in definitiva il disco da osservare e l’artwork da ascoltare. Idolum è un disco magistralmente realizzato, un viaggio infernale e metafisico sicuramente non da tutti. Ma per quei pochi che riusciranno a portarlo in fondo, sarà uno dei trip sonori più incredibili sinora fatti. 
2010, sempre SupernaturalCat, ed ecco qui Eve, figlio quasi illegittimo del precedente Idolum, dal quale riprende in parte quelle che ne erano le caratteristiche principali, rendendole  però molto più dilatate, a tratti anche complesse e, inevitabilmente, difficili da digerire in un sol boccone. Caratteristiche che, è giusto precisarlo, sono ormai un marchio di fabbrica del combo piemontese, e che hanno forse raggiunto la perfezione assoluta, nonché la piena maturità, con il già citato Idolum, riuscendo anche a scrollarsi di dosso qualche paragone di troppo con gli Electric Wizard più malati, ai quali gli Ufomammut, c'è da ammetterlo, devono tantissimo. Resta comunque quella dei Pink Floyd l'influenza principale da dove il combo piemontese attinge a piene mani, soprattutto in questo lavoro, come già si capisce dal primo movimento dell'unica lunga suite (della durata di quarantacinque minuti) divisa in cinque parti. Prima parte che comincia un po' in sordina, con le chitarre distorte al minimo e parti vocali quasi del tutto assenti, il tutto a lasciare ampio spazio ad atmosfere strazianti e surreali che cederanno poi il passo ad un finale più elettrico, che potrà anche sembrare caotico alle orecchie di chi non ha poi così tanta confidenza con il genere. E si procede così anche con i movimenti successivi, in un crescendo di distorsioni sempre più pesanti, che in alcuni tratti sovrastano anche tutti gli altri strumenti, dove voce e melodia assumono un ruolo secondario, lasciando ai riff monolitici al limite della claustrofobia più estrema e agli immancabili inserti di synth e campionature l'onore di guidare la lenta e dolorosa marcia nell'oscurità più inquietante ricreata dalla musica degli Ufo. Momenti più pesanti e dirompenti, dove l'ascoltatore si trova più di una volta sul punto si soffocare, che si alternano con continuità a parti più riflessive, atmosferiche e comunque sempre malate e surreali, atte soprattutto a spezzare quella carica di tensione ricreata dalla pesantezza delle distorsioni. Forse non il lavoro migliore, ma sicuramente fra i più maturi e, soprattutto, uno dei più pesanti e difficili da metabolizzare con pochi ascolti. 
A due anni di distanza da Eve, e siamo al 2012, il trio torna con un progetto dalle altissime ambizioni. In tutto e per tutto, infatti, la nuova release pubblicata dalla Neurot Recordings rappresenta una sfida, sia in termini musicali che concettuali. Il full lenght, Oro: Opus Primum, rappresenta la prima parte di un iter che si profila alchemico (d’altronde il titolo stesso rimanda alle caratteristiche della materia aurifera stessa, e al ruolo da essa assunto nel corso dei millenni) e, al contempo, esoterico e psichedelico: nulla viene lasciato al caso, in questa sorta di via francigena che gli Ufo intendono far percorrere a chi si approccia al loro nuovo lavoro. La prima traccia, è una caduta diretta e senza alcuna possibilità di appiglio in un universo parallelo: l’incedere sontuoso sorretto dalla batteria di Vita e dal basso di Urlo, in perfetta armonia, detta le fasi di questa immersione quasi atavica, capace di sfociare nella turbinante seconda track, dove le chitarre e i synth serpeggiano intorno ad una struttura compositiva piena di ispirazione, fatta di stacchi e rilasci che si avviluppano intorno alla spirale creata da Inferneatural. La magia del tocco degli Ufomammut è del tutto indiscussa, e sebbene il trio non si distacchi affatto dalla loro produzione e dalle sonorità a cui restano decisamente ed indissolubilmente legati, con le tappe di Oro: Opus Primum si ha di fronte un piano ontologico piuttosto preciso, dove ogni elemento, così come nell’alchimia, assurge a ruolo dominante e prezioso. E se la componente lisergica è dirompente, persino nei richiami alla psichedelia degli anni Sessanta come chiaro e inevitabile way of life, in Oro: Opus Primum gli Ufomammut sembrano voler andare oltre, e creare qualcosa di assolutamente insolito ed ammaliante. Oro: Opus Alter è la seconda parte del concept alchemico inaugurato da Oro - Opus Primum. Seconda parte che, sostanzialmente, continua a miscelare heavy-psichedelia e stoner, aggiungendo quel pizzico di space-rock che già dall'iniziale track contribuisce a dislocare la formula verso dimensioni altre, a destabilizzarne la magniloquenza in grazia di una tensione visionaria che si fa apprezzare, pur senza molto clamore. Bisogna infatti rilevare che, nonostante gli sforzi fin qui profusi, Vita, Urlo e Poia non hanno mai detto qualcosa di veramente importante nell'ambito di competenza, sostanzialmente macinando sonorità poderose all'interno di composizioni che, gira e rigira, finiscono per essere perfettamente ingoiate dalla tradizione di riferimento. Confermando un'idea guida già sviluppata nei lavori precedenti, il trio di Tortona continua a strutturare i suoi brani secondo un alternarsi di panoramiche evocative e rudi esplosione sabbathiane, partendo comunque sempre da un indefinito punto-zero, da una sorgente apparentemente placida e sorniona.

(Fonti:debaser.it, rockline.it, metallized.it, rockit.it, truemetal.it, ondarock.it)



Satan [EP] (1999)



01. Satan
02. Snake
03. Oscillator
04. Nowhere
05. Superjunkhead
06. Peace Of Mind



Godlike Snake (2000)



01. UFO pt. 1
02. Satan
03. Oscillator
04. Snake
05. Zerosette
06. Smoke
07. Nowhere
08. Superjunkhead
09. Hozomeen Mammut
10. Mammut



Snailking (2004)



01. Blotch
02. Hopscotch
03. Lacrimosa
04. Odio
05. God
06. Alcool
07. Braindome
08. Demontain



Lucifer Songs (2005)



01. Blind
02. Hellcore
03. Hypnotized
04. Mars
05. Astrodronaut
06. Lucifer Song



Ufomammut & Lento - Supernaturals: Record One (2007)



01. Infect One
02. Down
03. Painful Burns Smoke as the Presence Sets Us Down in Supersonic Waves
04. Maestoso
05. The Overlord
06. Infect Two



Idolum (2008)



01. Stigma
02. Stardog
03. Hellectric
04. Ammonia
05. Nero
06. Destroyer
07. Void
08. Elephantom
09. Hermeat (Vinyl only)



Eve (2010)



01. Eve Pt.I
02. Eve Pt.II
03. Eve Pt.III
04. Eve Pt.IV
05. Eve Pt.V



Oro Opus Primum (2012)



01. Empireum
02. Aureum
03. Infearnatural
04. Magickon
05. Midomine 


Oro Opus Alter (2012)



01. Oroborus
02. Luxon
03. Sulphurdew
04. Sublime
05. Deityrant








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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie mille del lavoro svolto!ma la password per il file zip??? qualè??

Divorazione ha detto...

allevoltedimentico il primo e divorazione il secondo, non mi ricordo se divorazione ha la D maiuscola o minuscola. Ciaoo!!!